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In questa pagina ho inserito alcune curiosità, tabelle comparative su ponti, gallerie e lunghezza dell'acquedotto nel corso degli anni

 

L'ACQUEDOTTO ROMANO A GENOVA

 

IL LOGO DELL'ACQUEDOTTO

 

LUNGHEZZA E SEZIONE DEL CONDOTTO  

PERIODO DI COSTRUZIONE

LUNGHEZZA DELL'ACQUEDOTTO COMPRESE LE DERIVAZIONI

PORTATA MASSIMA m3/h

SEZIONE DEL CANALE cm.bxh

NOTE

XI sec-1520 7786 m 245 20x50 Tutte le lunghezze sono misurate a partire dalla derivazione di Castelletto
1520-1625 12.461 m 342 50x60  
1625-1777 32660 m 982 60x110  
1777-1841 28125 m* 982 60x110 Esclusa zona Geirato, evitata con il nuovo sifone
1841-1917 27450 m** 1368 70x150 Esclusa zona Veilino evitata con il nuovo sifone

*Compresa la derivazione sul Riotorbido 800 m (1825) **Compresa la derivazione sul Concasca 1200 m (1841)

 

 

 

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PONTI E LORO CARATTERISTICHE

NOME

LUNGHEZZA

ALTEZZA

ARCATE  MAGGIORI

NUMERO ARCHI

ANNO

ARCHITETTO

Cavassolo

95 m

32,65 m

ø 11 m

6

1630

 

Riotorbido

130m

35,40 m

ø 11 m

7

1623

Aicardi

Piaggetto(Ciassetti)

85 m

24m

ø 6,60 m

 5

1827

Barabino

Consiglieri(S. Siro)

116 m

  8 m

ø 6 m

13

1817

Cantoni

Ronco

 35 m ?

 8 m ?

ø 6 m

3

1651

F. Da Nove

Geirato

69 m

15,30 m

ø 10,30 m

4

1630?

 

Trensasco

25 m

    14,30 m   ø 7.30 m

 1

Fine '800 ?

 

Figallo (Preli)

105 m

37,60 m

ø 14 m

 5

1786

G. Brusco

S. Antonino

84 m

37 m

ø 12,50 m

12

1355-1500

G. Begn-G. Legima

S. Pantaleo

89 m

25 m

ø 13 m

12

1300-1526

Fra Enrico di S. Tommaso

Sifone Geirato

640 m

 22,80 m

 ø 11,40 m

23

1777

Storace

Sifone Veilino

380 m

20,50 m

ø 12,60 m

17

1842

Barabino Resasco

 

 

 

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GALLERIE

NOME

LUNGHEZZA

ANNO

Rovinata

148 m

1830

Trossarelli

 44 m

 

Gambonia

500 m

 1878

 Coverciaro

40 m

 

Pino Sottano    Metà '700 ?

Cicala

25 m

 

Gava

157 m

1848

Galleria sifone

 73 m

1842

 San Pantaleo

70 m?

Metà '800?

Chiappazzo 70 m 1843
Montaldo (Porta San bartolomeo) 80 m 1843

 

 

 

 

 

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NOME

ANNO TORRENTE
Prima presa

1625

Bargaglino

Seconda presa

1625

Bisagno-Lentro

Concasca

1841

Concasca o Canate

Rio Torbido

1825

Rio Torbido

Ronco XVII sec Fossato di Ronco
Tassara XVII sec Rio Tassara
Pizzuto XVII sec Rio Pizzuto
Trensasco

1355?

Trensasco

Cicala

1350

Cicala

Poggetti

1295?

Veilino

Campobinello

XIII sec

Campobinello

S. Antonino

XII sec

Casamavari

S. Pantaleo   

San Pantaleo

 

 

 

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TORRENTE

LUNGHEZZA SORGENTE ALTEZZA
Bisagno

26 Km

Scoffera

850 m
Lentro 7 Km

M.Becco

894 m
Concasca 6 Km

Bastia

850 m
Torbido 6 Km

Sisa

640 m
Geirato 5 Km

M.Alpe

800 m
Trensasco 2,5 Km

M.Trensasco

300 m
Cicala 2,6 Km

M.Forte Diamante

400 m
Figallo 1,2 Km Punta Carrega 370 m
Veilino

2,8 Km

M.Forte Diamante

360 m

 

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Il cartografo Matteo Vinzoni nel 1729 illustra nel suo atlante, commissionato dal Magistrato dei Padri del Comune, il tratto di acquedotto che dalla Presa arrivava fino alle mura della città (Mura dello Zerbino). L'Atlante formato da dieci grandi tavole tratte dalla planimetria dell'acquedotto, contiene un rilievo esemplare dei caratteri architettonici e urbani. Ogni tavola corrisponde a una custodia e riporta fedelmente e in dettaglio, oltre al tracciato dell'acquedotto, gli oratori, le ville ed altri edifici storici dislocati lungo il percorso. Secondo il rilevamento che il  Vinzoni fece nella sua planimetria, tutto questo tratto era diviso in dieci parti chiamate custodie,  ognuna delle quali  segnalata da un cippo in marmo. I custodi erano dodici e ognuno provvedeva alla manutenzione del tratto a lui assegnato e alla sorveglianza  denunciando gli abusi. Dopo la costruzione dei ponti sifone (Geirato 1777 e Veilino 1842) e il conseguente accorciamento dell'acquedotto (10 km circa) i cippi in marmo vennero riposizionati nel modo in cui sono giunti sino a noi

 

 

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CURIOSITA' IN PILLOLE

 

La località dove inizia il percorso seicentesco dell'acquedotto è detta Schienadasino per via della conformazione aspra e incolta (somigliante appunto al dorso di un asino) del monte che divide la vallata del Bisagno da quella del Lentro

 

 

La pendenza media dell'acquedotto dalla presa alle mura dello Zerbino (28 km ) è di 2,2  m per chilometro

 

 

L'altezza sul livello del mare della presa è 145,20 m. Alle mura dello Zerbino è  81,50 m

 

 

Nel tratto cittadino i custodi erano due, affiancati da otto conservatori

 

 

Lungo tutto il percorso vi sono parecchie entrate chiamate lumache che servivano per ispezionare l'interno del canale

 

 

La qualità dell'acqua era ottima, una relazione del secolo scorso diceva: "...malgrado certe parti dell'acquedotto non siano state riparate e pulite da qualche secolo, in certi punti, le pareti dell'acquedotto trovasi un solo leggerissimo strato di deposizione calcare di pochi mm; come pure insignificante era il limo e le sabbie depositate dopo sessantacinque anni di ininterrotto funzionamento"

 

 

In una analisi chimica eseguita nel 1850 risultava quanto segue: "...in un volume d'acqua del peso di grammi 7918,50 è stato riscontrato: acido carbonico grammi 16,743; carbonato di calce grammi 11,327; carbonato di magnesia 7,692 grammi; con sensibili tracce di solfato e cloruro di calce e di magnesia." La relazione concludeva che:  "doveva essere considerata come la migliore acqua potabile della Liguria"

 

 

In una relazione del 1866 risulta che il volume d'acqua convogliato dall'acquedotto  in città aveva una portata massima di 1500 m3/h  e una portata minima di 650 m3/h, con un gettito medio orario di 1075 m3

 

 

L'unità di misura usata per la misurazione dell'acqua da vendere era il bronzino (oncia d'acqua). Rappresentava il volume d'acqua che può passare in un'ora da un tubo di ottone di forma cilindrica del diametro di m 0,0124 e lungo m 0,112, il quale era innestato nella parete a 5 cm dal fondo dell'acquedotto e posto orizzontalmente alla direzione dell'acqua

 

 

Il bronzino prendeva il nome dal metallo con cui era fabbricato. In seguito fu  chiamato anche oncia essendo il suo diametro esattamente rispondente ad essa. (124 mm)

 

 

Nel 1437 fu ordinato di scolpire su tutti i bronzini lo stemma del comune onde evitare il furto degli stessi

 

 

1295 anno in cui viene menzionato per la prima volta l’acquedotto (Presa Poggetti, affluente del Bisagno nella valle del Veilino a Staglieno)

 

 

Verso la fine del ‘400 le prese del pubblico acquedotto erano: le due di San Pantaleo, Sant'Antonino, Campobinello, Poggetti, Figallo, Cicala e Trensasco

 

 

Col decreto dell' 8 luglio 1491 la signoria deliberò di creare un magistrato speciale che si occupasse esclusivamente dell’acquedotto pubblico

 

 

Nella seconda metà del '500 l'acquedotto fu ristorato a Preli, Staglieno e Sarzano. In quasi tutto il tratto cittadino fu ingrandito il canale

 

 

Nella prima metà del '500 gli abusi e i furti di acqua e di bronzini divennero tali che furono costretti a  nominare altri custodi e coprire l’acquedotto con lastre di pietra. Nonostante ciò, esso veniva spesso scoperchiato per inserire degli ingombri che facessero traboccare l’acqua e irrigare le terre private. Si risolsero quindi a proibire il passaggio lungo l’acquedotto e a multare con 10 fiorini d’oro chiunque avesse perpetrato qualsiasi abuso

 

 

Nel 1585 fu costruita e decorata con ornamenti scolpiti  da Francesco Dell’Angelo la la cisterna pubblica sulla piazza di Sarzano

 

 

Grande era l'importanza che l'acquedotto aveva anche nell'attività industriale per la macinazione, la filatura, la tessitura e la tintura. Nel 1788 l'acquedotto azionava fuori città oltre quaranta mulini

 

 

Dal 1819 al 1842 si ricostruì un lungo tratto presso il rio Chiapazzo adottando un nuovo sistema, quello di rafforzare le arcate con solidi contrafforti. La decisione fu di costruire cinque arcate l’anno per non gravare troppo sui bilanci annuali

 

 

Superato corso Magenta l’ acquedotto si biforca scendendo verso il mare per poi ricongiungersi presso la porta del Molo

 

 

Il tratto di canale verso Castelletto continua presso salita della Rondinella e arriva a via delle Fontane e poi  a Porta dei Vacca. Prosegue quindi in piazza Caricamento dove sono visibili i resti degli archi. L'acquedotto termina la sua corsa in via del Molo dove sono conservati i resti della Fontana dei Cannoni

 

 

Il ramo orientale, detto delle Fucine, raggiunge dapprima Villetta Di Negro, dove alimentava un tempo la cascata tutt’ oggi esistente, per passare poi all’ interno dei palazzi della Provincia e della Prefettura.
Tracce dell’ antico percorso sono ancora visibili a Porta Soprana e lungo le mura medioevali e ancora in piazza Sarzano dove accanto all’ ingresso al museo dì Sant’ Agostino è presente una grande fontana pubblica a pianta esagonale un tempo alimentata anch’essa da una derivazione del tracciato principale

 

 

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BIBLIOGRAFIA

Fezzardi M.                               Monte Bano, molte storie, La Lontra Editore Busalla Genova 2006
Gaggero A.                                La costituzione romana nel vecchio acquedotto della città di Genova,1830
Marcenaro G.  Repetto F.       Dizionario delle Chiese di Genova, Renzo Tolozzi editore 1970
Miscosi G.                                  I quartieri di Genova antica, Renzo Tolozzi editore Genova
Mosele G.                                  Rivista Municipale , Genova 1938
Pastorino T.                              Dizionario delle strade di Genova,D'Amore e Russo 1973- Edizioni Tolozzi
Podestà F.                                L'acquedotto di Genova, Genova 1879
Podestà F.                                Escursioni archeologiche in Valbisagno, Genova 1889
Stringa P.                                  La strada dell'acqua, Sagep Editrice Genova 1980
 Melli P.                             La città ritrovata, Tormenta editore Genova 1996
Taviani Festa V.                       La valle del Bisagno, Genova 1953
Temporelli G.  Cassinelli N.    Gli acquedotti genovesi, Fondazione AMGA 2007

 

 

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